Dopo aver parlato del cotone, continuiamo la nostra rubrica dedicata ai tessuti e vi raccontiamo la storia del lino. Nato come benda per il rivestimento delle mummie nell'Antico Egitto, il lino si è distinto nel corso dei millenni per le sue tantissime proprietà, che oggi lo rendono uno dei tessuti più antichi, resistenti ed ecologici in circolazione.
Dalla biancheria alla cucina, dal tessuto per l’arredamento - per tende, poltrone, tappeti e arazzi - al packaging di tessuto ecologico, fino ad arrivare al settore moda: sono tanti i campi di utilizzo di questo tessuto sostenibile.
Andiamo a conoscere la sua storia.
La storia del lino e del suo utilizzo
Il tessuto di lino deriva dalla pianta Linum usitatissimum. Già millenni prima di Cristo, il lino veniva usato per le funzioni funebri degli Antichi Egizi. Il suo arrivo in Europa avviene con l'esportazione del tessuto in Irlanda da parte dei Fenici e diventerà poi importante durante l’Impero Romano.
Sono infatti i Romani i primi a utilizzarlo; non solo per l’abbigliamento, ma anche per la casa, sviluppando tecniche di lavorazione più evolute. Nel Medioevo il suo uso viene poi esteso alla produzione di lenzuola e camicie. Le tecniche di lavorazione del lino continuano ad evolversi nel corso dei secoli e altri Paesi - come l’Olanda, la Francia e la Russia - cominciano a coltivare e lavorare la pianta. Anche l’industrializzazione del XIX secolo vede il lino al centro dell’attenzione del settore tessile.
Ad oggi le tecniche di coltura, raccolta e lavorazione continuano a progredire per rendere il lino un tessuto moderno capace di rispondere alle esigenze dei consumatori, che oggi richiedono sostenibilità, ma anche qualità e bellezza.
Una curiosità: oltre ai tessuti - utilizzati per la moda, il packaging e l’arredamento - la stoppa del lino viene utilizzata anche per produrre carta e per la creazione di corda e spago.
Le tipologie di lino
La pianta di lino utilizzata per la produzione di fibre tessili, rispetto a quella per l'ambito alimentare, è alta e con pochi rami. Solitamente da queste piante si possono ricavare tipologie differenti di lino, che variano in base alla finezza della fibra.
In particolare, possiamo distinguere tra:
- Lini fini: utilizzati per fazzoletti, biancheria per la casa. Una tipologia di lino molto famosa e a trama fine è il Batista.
- Lini con fibre di mezza dimensione: utilizzati per i capi d'abbigliamento e le lenzuola.
- Lini con fibre spesse e trama regolare: utilizzati per tovaglie e canovacci robusti.
Lavorazione del lino
La pianta del lino cresce fino a 1,2 m di altezza ed è coltivata sia per i semi che per la fibra da cui si ricavano i tessuti. Le coltivazioni si trovano in Europa e in Egitto, ma i tempi e le modalità di trattamento differiscono leggermente. Per esempio, la semina in Europa si effettua a marzo, in Egitto a gennaio.
Una delle prime fasi di lavorazione, dopo il raccolto, è la macerazione, ovvero un’esposizione prolungata del gambo all’umidità. In Europa, la macerazione viene fatta a terra: gli steli vengono distribuiti uniformemente su un campo dove, per 2-3 settimane, vengono sottoposti a una combinazione di aria, sole e rugiada. Un processo che provoca la fermentazione, utile a sciogliere gran parte del gambo.
In Egitto, invece, la pianta del lino viene estirpata e immersa in acqua, possibilmente stagnante, lasciata macerare per produrre fibre di altissima qualità.
Dopo il processo di macerazione, gli steli vengono fatti asciugare tramite procedimenti naturali, cioè all’aria aperta, o meccanicamente. Se alla fine del processo rimangono legnosi e si attaccano ancora alle fibre di lino, gli steli vengono ulteriormente spezzati nel processo di stigliatura.
Da questo processo si ottiene una fibra grossolana composta da una fibra lunga e legnosa e da una fibra corta. Entrambe vengono poi raddrizzate con particolari passaggi perché diventino uniformi ed omogenee.
A questo punto la fibra è pronta per essere filata e per diventare un indumento intimo, un tessuto pregiato o un grazioso sacchetto in lino puro per l’abbigliamento.
Le fasi di lavorazione del lino in breve
Riassumendo le fasi della lavorazione del lino possiamo identificarne ben quattro:
- Raccolta. In questa prima fase la pianta viene prelevata dal suolo e messa a macerare. I tempi di raccolta variano in base al tipo di fibra che si intende ottenere. Per esempio, nel caso si desideri una fibra sottile si raccoglierà la pianta in tempi celeri, quando è ancora tenera. Più si attende e più spessa sarà la fibra.
- Strigliatura. La seconda fase prevede l'estrazione delle fibre di lino dalla pianta, a cui seguiranno le procedure di pulizia e pettinatura.
- Filatura. Una volta pulite e pettinate, le fibre di lino vengono lavorate con diverse tecniche per realizzare i prodotti desiderati.
- Nobilitazione. L’ultima tappa della lavorazione del lino va ad impreziosire il tessuto in base al prodotto che si vuole ottenere. Si può, per esempio, tinteggiare il tessuto o lavorarlo per rendere più rigide le fibre (e quindi anche più resistente e tenace il prodotto in lino).
Lavaggio del tessuto
Il tessuto in lino è resistente, ma tende a sgualcirsi se riposto male o se non adeguatamente lavato.
I tessuti in lino bianchi e candeggiati possono essere lavati a una temperatura massima di 60°C. I tessuti colorati invece tendono a rilasciare colorazione durante il lavaggio, per cui è meglio, per i primi lavaggi, separarli dagli altri capi, soprattutto da quelli bianchi. Inoltre, devono essere lavati con un detersivo per capi delicati, senza sbiancanti, a una temperatura non superiore a 40°C.
Per l’asciugatura bisogna strizzare per bene il tessuto e stenderlo al sole evitando la formazione di pieghe che portano facilmente a stropicciature o aloni di umidità. Anche la stiratura necessita di attenzione: bisogna passare il ferro caldo sul tessuto ancora un po’ umido e girato a rovescio.
Perché preferire il lino agli altri tessuti
Il lino è uno dei tessuti più resistenti che esistano grazie alla componente cellulosica che rinforza le sue fibre. La trama non troppo stretta rende il tessuto di lino traspirante, leggero e fresco al tatto. Ha proprietà isolanti, termoregolatrici e di assorbimento dell’umidità, che lo rendono una fibra ideale sia per l’abbigliamento che per la biancheria per la casa.
È anche definito materiale nobile perché, essendo una fibra naturale, è anallergico - quindi non irrita la pelle e non attira le polveri - e 100% sostenibile, biodegradabile e riciclabile.
I vantaggi del lino
Ora che abbiamo una panoramica completa sul lino, ne abbiamo comprese proprietà e caratteristiche, possiamo riassumerne i vantaggi. In particolare, il lino è un tessuto:
- resistente ai lavaggi e all'uso: la sua composizione lo rende un tessuto a lunga durata;
- sostenibile: la fibra è naturale, riciclabile e biodegradabile;
- traspirante: assorbe l’umidità senza trattenerla;
- termoregolatore: si adatta al clima donando freschezza o mantenendo il calore;
- anallergico: non provoca allergie.
Tutti vantaggi che possono essere utili a capire perché preferire il lino rispetto ad altri tessuti. Questo materiale naturale, infatti, si adatta a molteplici usi ed esigenze, anche commerciali. Per esempio, puoi usare un sacchetto in lino puro per le tue confezioni di accessori per la moda, di cosmetici bio, di prodotti per la cura del corpo e persino per contenere prodotti alimentari preconfezionati.